HOLY WOOD
Mario Vespasiani, giovanissimo artista tra i più interessanti della pittura italiana presenta, nella suggestiva cornice della Chiesa Monumentale di San Francesco di Guastalla, Holy Wood, mostra composta da 12 quadriche ha come tema "la luce" tra reale e divino. Nelle opere dalle tonalità accese l'autore ha voluto raccontare le espressioni estreme di chi si è lasciato trasportare da una volontà superiore. L'artista ha fatto interpretare ai suoi modelli le gesta gloriose ma ancora oggi avvolte nel mito dei principali santi cattolici. Seguendo il personale codice di identificazione, senza riferirsi troppo a quello tramandato dall'iconografia dal Medioevo ad oggi, sposta l'attenzione a quel lato intimo e quotidiano che vuole la santità alla portata di tutti (provocatorio è il titolo riferito ad Hollywood "tempio delle divinità" nel nostro tempo).
Vespasiani con un volto per ogni opera, fonde nel tema della Passione dei Santi Cattolici quello dell'espiazione e della redenzione dell'uomo contemporaneo, dove perfino l'artista stesso nel momento della creazione si eleva ad "associato di Dio". Un ciclo di opere che si serve delle sofferenze umane, delle torsioni e dei lamenti per parlare di emozione, di riscatto e di speranza, anche dove il dolore sembra prevaricare. Nell'intero ciclo gravita una duplice entità: Dio e uomo, carne e spirito, in un repertorio di corpi esibiti senza ritegno, segnati dal tempo e dal sangue, dentro il magma incandescente della pittura. Scrive in catalogo Luca Beatrice:..."i ritratti di Vespasiani sono close up di grande formato per i quali ha chiesto ai suoi modelli di interpretare, calandosi il più possibile nella suggestione proposta, in uno specifico momento della vita di un Santo o di un martire che sentivano in qualche modo loro affine. Intime e misteriose, colorate e aggressive, le tele di Vespasiani non svelano nulla sull’identità raffigurata, solo la didascalia, il titolo dell’opera, rivelerà di chi si tratta.
L’artista non inserisce nei quadri alcun elemento legato all’iconografia tradizionale, ma solo una serie di sottili collegamenti celati tra le espressioni dei volti, nel peso della carne, nell’attaccamento alla vita, nell coraggio di essere protagonisti, nelle sofferenze necessarie per accedere a Dio. Le opere di Vespasiani diventano così testimonianza di una devozione riconducibile, non al simbolo, all’icona, ma alla passione, ai sentimenti comuni. Come le pale d’altare, le tele sono state concepite per essere contemplate indirizzando lo sguardo leggermente verso l’alto, verso il cielo, verso il Supremo"....